Gioacchino Murat

Les Grandes Batailles  Miniatura du Maréchal Murat

Casa di Gioacchino MuratNato in Francia a La Bastide Fortunière il 25 marzo 1767, figlio di un albergatore, sembra esser destinato ad una carriera ecclesiastica, ma fugge dal seminario e intraprende la carriera militare, dove si distingue subito per le capacità di cavaliere e per la sua aria marziale. Dopo un inizio sfortunato, causato da un atto d’insubordinazione, la sua carriera militare è veloce e piena d’allori; l’8 febbraio 1792 è nominato nella Guardia Nazionale, capitano nell’aprile 1793 ed aiutante di campo di Napoleone con il grado di generale di brigata nel maggio del 1796. Dopo un inizio sfortunato, causato da un atto d’insubordinazione, la sua carriera militare è veloce e piena d’allori; l’8 febbraio 1792 è nominato nella Guardia Nazionale, capitano nell’aprile 1793 ed aiutante di campo di Napoleone con il grado di generale di brigata nel maggio del 1796. Ha l’opportunità di dimostrare ancora il suo coraggio e la sua capacità di trascinatore nei vari scontri del 1800 in Italia, soprattutto durante la battaglia di Marengo del 14 giugno 1800. Un anno dopo il matrimonio (21 gennaio 1801) diviene padre di Achille-Carlo-Luigi-Napoleone ed alla fine dello stesso anno arriva alla tanto agognata carica di generale in capo.
Il 25 aprile 1802 nasce la secondogenita Maria-Letizia-Giuseppina-Annunziata e a Milano, il 16 gennaio 1803, con la nascita di Luciano-Napoleone-Carlo-Francesco, diviene padre per la terza volta. Ritornato in Francia, dopo esser stato acclamato ed osannato nella natia La Bastide, viene nominato governatore di Parigi, comandante delle truppe della Prima Divisione Militare e della Guardia Nazionale e, nel maggio 1804, diviene anche Maresciallo e grande ammiraglio dell’Impero.
Il 22 marzo 1805 Napoleone dona alla sorella Carolina l’Eliseo, per la nascita della quarta ed ultima figlia Luisa-Giulia-Carolina e nello stesso anno Murat ha l’opportunità di distinguersi nella campagna di Prussia, culminata con il successo ad Austerlitz (2 dicembre 1805), e che si conclude vittoriosamente con la firma della pace di Presburgo. Questa campagna fa evidenziare tutti i difetti e tutti i pregi del futuro re di Napoli; errori tattici e decisioni impulsive hanno messo a rischio il successo finale della campagna, ma l’audacia e la capacità di guidare gli uomini in battaglia permettono a Murat di essere definitivamente considerato un maestro di cavalleria. Grazie all’importanza delle sue vittorie il 15 marzo 1806 gli vengono conferiti dal cognato Napoleone i Ducati di Clèves e di Berg.Gioacchino Murat Negli ultimi quattro mesi del 1806 Murat ha ancora modo di dimostrare, durante la campagna di Prussia, le sue innate capacità di condottiero.
A Jena le cariche travolgenti della sua cavalleria frantumano l’esercito prussiano e coraggiosi stratagemmi a Stettino permettono la capitolazione della guarnigione. Ormai la Prussia senza esercito non dà preoccupazioni a Napoleone, ma l’avvicinarsi dell’esercito russo lo costringe ad intraprendere una nuova campagna.
Dopo la gloriosa entrata in Varsavia (28 novembre 1806) ed alcuni vittoriosi combattimenti di cavalleria, si arriva alla battaglia di Eylau (8 febbraio 1807) dove il futuro re di Napoli guida la più imponente e celebre carica di cavalleria (Napoleone al termine dello scontro afferma che la battaglia è stata vinta da Gioacchino Murat). Terminata la campagna di Polonia l’Europa intera è ormai ai piedi di Napoleone ma Murat deve ancora attendere per cingere una corona. Dopo il Trattato di Tilsit la situazione dell’Europa del Nord è tranquilla, ma si prevede che la penisola Iberica sarà teatro di nuovi scontri bellici. Nel 1807 il Portogallo viene conquistato dalle armate francesi del maresciallo Junot ed il 27 febbraio 1808 Gioacchino Murat varca la frontiera con la Spagna; il 10 marzo occupa Vittoria ed il 16 è ad Aranda. Gioacchino MuratIl 23 marzo 1808 l’esercito francese entra a Madrid, nella speranza di essere visto dagli spagnoli come liberatore; viene invece attaccato dal popolo, in quanto i francesi si ergono protettori dell’odiato Godoy (ministro del sovrano spagnolo Carlo IV, fatto rifugiare in Francia). Il mattino del 2 maggio vede l’inizio dei disordini in tutta Madrid e solo a sera i francesi ritornano padroni della città, dopo duri e sanguinosi scontri; il 5 maggio 1808 si firma il trattato di Bajona tra spagnoli e francesi, che mette fine alla campagna spagnola di Murat. Con missiva datata 2 maggio Napoleone offre al cognato la possibilità di scelta tra diventare re di Napoli o re del Portogallo, soffocando così le velleità di Murat ad indossare il manto regale spagnolo, dato da Napoleone al fratello Giuseppe Bonaparte, che non lo desiderava affatto. Il 5 maggio1808 Murat accetta di diventare re di Napoli al posto di Giuseppe Bonaparte ed è così che un garzone di scuderia – figlio di albergatore – arriva l’1 agosto 1808 ad essere proclamato re, con il seguente titolo ufficiale “Gioacchino Napoleone per la Grazia di Dio e la Costituzione dello Stato, re delle Due Sicilie e Grand’Ammiraglio dell’Impero”. Da buon generale e combattente Murat, come sovrano, riorganizza per prima cosa l’esercito, dando ad esso l’impronta di quello francese sia come struttura che come armamenti; entrano in vigore riforme legislative della massima importanza: nel 1809 il “Codice Napoleone” ed il “Codice di commercio francese” e nel 1812 il “Codice Penale”; vengono istituiti nuovi tribunali, corti ed uffici del registro. Gioacchino MuratPer le opere pubbliche, Murat destina una forte somma annuale ed istituisce il “Corpo di Ingegneri di ponti e strade” che ha il compito della loro realizzazione. Porta a compimento l’abolizione dei privilegi del feudalesimo e ciò favorisce la formazione di una media borghesia terriera e mercantile. I rapporti con l’imperatore non sono dei più felici, sono forti i dissapori generati dall’entusiasmo dimostrato dal re di Napoli circa l’indipendenza della penisola italica. Napoleone lo chiama a comandare la gran riserva di cavalleria dell’esercito francese nella campagna di Russia, e Murat dà ancora prova di fedeltà al cognato. Raggiunge la Grande Armata a Thorn il 3 giugno 1812 ed ha il primo combattimento ad Ostrowno, dove le perdite francesi sono 187 contro qualche migliaio di Russi.Dopo i primi combattimenti l’esercito russo arretra e non accetta più lo scontro faccia a faccia. Napoleone non sa se fermarsi organizzando le posizioni, aspettando che passi l’inverno, o proseguire fino ad arrivare ad uno scontro decisivo e definitivo. Dopo aver fatto riposare per alcuni giorni uomini e cavalli, l’8 agosto ricomincia l’avanzata francese e in questa fase non ci sono che modesti scontri. Finalmente il 7 settembre la Grande Armata arriva a contatto con l’esercito russo ed ancora una volta Murat dimostra tutto il suo coraggio nella battaglia di Borodino. La mattina dopo la battaglia l’esercito russo è già in ritirata e quello francese ne approfitta per concedersi un giorno di riposo. Gioacchino Murat E’ Murat ad entrare quasi indisturbato a Mosca; spetta a lui seguire l’esercito russo e poi ritornare al Cremlino dove lo attende l’Imperatore, in una Mosca per tre giorni in fiamme.
I francesi, dopo aver atteso invano lo scontro diretto, iniziano a subire le violente cariche dei Cosacchi; comincia così la lenta e tormentata ritirata, che si conclude in una disfatta completa per il sopragguingere del gelido inverno russo.
Napoleone lascia il comando della Grande Armata a Murat, ma questi, vedendo l’impossibilità di sanare la situazione, raggiunge Caserta il 31 gennaio 1813 e ritorna ufficialmente a Napoli il 4 febbraio.
Segue un altro periodo di rapporti tesi con il cognato e Murat cerca di salvare il suo trono mediante trattative di pace con gli austriaci, non concluse per le eccessive pretese del re di Napoli. Rischiando di rimanere isolato decide di raggiungere l’Imperatore in Germania e di combattere di nuovo al suo fianco, dopo l’avvenuta rottura dell’armistizio.
Il 26 e 27 agosto 1813 combatte a Dresda ed il 18 ottobre a Lipsia, ma verso la fine del mese di ottobre lascia Napoleone, che non avrà più occasione di rivedere, per raggiungere il regno di Napoli dove verifica l’opportunità di allearsi con Austriaci ed Inglesi. Murat vorrebbe riunire l’Italia sotto un solo regno , ma realizzare questo sogno significa avere l’appoggio e l’aiuto di tutte le potenze, senza perdere i contatti con i patrioti dell’Indipendenza italiana. L’11 gennaio 1814 Murat firma con il rappresentante dell’Austria Generale Neipperg la Convenzione di Napoli, con la quale garantisce la disponibilità di 30.000 uomini ed ottiene il riconoscimento alla sua dinastia della sovranità sui territori posseduti in Italia. Gioacchino Murat In questa fase non sono chiari gli intendimenti del re di Napoli che spera in un riconoscimento ufficiale dell’Austria, inoltre non lascia l’aggancio con Napoleone e non perde le possibilità di fare dell’Italia un unico stato. Napoleone è sconfitto e Parigi conquistata; il re di Napoli, malgrado l’aver affrontato l’esercito francese, non è da questi considerato un alleato. Il Congresso di Vienna sta ristabilendo tutte le case regnanti sui territori, come erano nel periodo prenapoleonico. Il 1815 vede Murat isolato. Dopo la notizia dello sbarco a Cannes di Napoleone (che ha lasciato l’Isola d’Elba dove era in esilio), e prevedendo la scelta dell’Austria per il ritorno a Napoli dei Borboni decide di diventare il liberatore dell’Italia. Non avendo l’appoggio delle potenze europee e non essendo ancora matura la coscienza del popolo italiano, l’idea appare difficile da realizzare e troppo prematura, ma Murat, convinto delle sue idee, forte di un esercito composto da circa 40.000 uomini (non tutti di provata esperienza) e con generali valorosi come Lechi, Pepe, Caracciolo, D’Ambrosio e Pignatelli, inizia la conquista dell’Italia Settentrionale. Il 27 marzo vi è il primo scontro con l’esercito Austriaco ed il 30 marzo 1815 per la prima volta nella storia della nostra nazione un documento, il Proclama di Rimini, inneggia all’unità d’Italia ed esorta gli italiani a combattere per raggiungere tale nobile scopo. Gioacchino Murat a Pizzo di Calabria Il 3 aprile Bologna è conquistata, poi Cento e Ferrara ma, dopo la mancata conquista di Occhiobello e le sconfitte delle divisioni occupanti la Toscana, l’esercito murattiano si vede costretto a ripiegare ed il 29 aprile è ad Ancona. Decide di accettare lo scontro a Tolentino, essendo il punto migliore per dividere con la maggiore distanza possibile le due armate austriache che lo inseguono e per poterle sconfiggere affrontandone, come prevedeva la tattica napoleonica, una alla volta.
A causa degli scontri e delle diserzioni l’esercito napoletano è ridotto a circa 15.000 uomini (affamati e stanchi) e quello austriaco, comandato dal barone Federico Bianchi, è composto da circa 12.000 uomini. Il 2 e 3 maggio 1815 i comuni di Tolentino, Monte Milone (oggi Pollenza) e Macerata vedono lo scontro delle due Armate, che termina con la ritirata dell’esercito napoletano e con la definitiva conclusione del sogno murattiano di arrivare all’indipendenza italiana.Gioacchino Murat Il 18 maggio Murat è a Napoli, ma è costretto a lasciarla subito e raggiunge Cannes il 25 dello stesso mese; qui apprende che ormai non è più il re di Napoli.
Viene a conoscenza della disfatta dell’esercito francese a Waterloo così chè è costretto a vagare in incognito per la Francia e dopo una difficile e pericolosa navigazione, il 25 agosto è a Bastia, in Corsica.
Avute notizie (sicuramente non fondate se non false per attirarlo in una trappola) che la situazione a Napoli è favorevole ad un eventuale suo ritorno; Murat, nella notte tra il 28 e 29 settembre, lascia la Corsica dalla rada di Ajaccio.
Dopo una tempesta, della flottiglia di sei barche a vela, che dovevano raggiungere la Campania, solo due sbarcano l’8 ottobre a Pizzo di Calabria. fficiali ancora fedeli vengono catturati e rinchiusi nel castello di Pizzo . Viene processato e condannato alla fucilazione da una commissione militare: il 13 ottobre 1815, nel castello di Pizzo di Calabria, colpito da sei palle di fucile, perde la vita uno dei più ardenti e temerari cavalieri che la storia italiana ricordi. Ma a Napoli rimane il Murattismo, fino al 1861, allorchè viene coronato il sogno di Gioacchino: l’unità e l’indipendenza d’Italia. A testimonianza del fascino che ha avuto questo personaggio sui patrioti italiani basterà ricordare che Giuseppe Garibaldi, risalendo la penisola nel 1860 dopo lo sbarco dei Mille, rende omaggio a Pizzo di Calabria alla memoria di Murat e invia ad una carissima amica, la Marchesa Pepoli, pronipote di Gioacchino, una delle palle che uccise Murat. “Mando a Lei” scrive “la palla che tolse ai viventi il prode dei prodi, il valorosissimo vincitore della Moscova, Murat, re di Napoli”.

Fucialzione di Gioacchino Murat

CRONOLOGIA di Gioacchino Murat

1767 25 marzo: nasce a La Bastide Fortunière (oggi Murat) presso Cahors
1787 23 febbraio: si arruola in un reggimento di cacciatori a cavallo,e  va di guarnigione a Sélestat
1789 aderisce al giacobismo ed è espulso dall’esercito
1790 arruolato nella Guardia nazionale, il 14 luglio partecipa a Parigi alla manifestazione per l’anniversario della Pastiglia
1792 febbraio: è arruolato nella Guardia costituzionale; si dimette il 4 marzo e torna al suo reggimento. 15 maggio: maresciallo d’alloggio, il 15 ottobre sottotenente e subito dopo tenente
1793 14 aprile: capitano, il 1° maggio capo-squadrone. Partecipa a combattimenti sulla frontiera del Nord. Si unisce a Jean Jacques Candrieux, col quale viene in contrasto. È in difficoltà dopo la caduta di Robespierre
1795 21 maggio: è chiamato a Parigi da Barras per reprimere un’insurrezione contro la Convenzione. Il 5 ottobre agli ordini del generale Napoleone Bonaparte reprime una rivolta di monarchici
1796 2 febbraio: colonnello. Partecipa alla prima campagna d’Italia di Napoleone. Generale di brigata, Napoleone lo invia a Parigi dopo l’armistizio di Cherasco. Tornato in Italia è inviato in missione a Genova e a Livorno, partecipa a vari combattimenti
1797 dopo il trattato di Tolentino è inviato a Roma da Pio VI. Varie missioni in Valtellina, a Rastadt
1798 19 maggio: parte per l’Egitto con l’armata comandata da Napoleone. Partecipa alla conquista di Malta, alle battaglie di Alessandria e delle Piramidi
1799 25 luglio: è ferito nella battaglia di Aboukir; è promosso generale di divisione. 22 agosto: parte per la Francia con Napoleone. 9 novembre: appoggia il colpo di stato di Napoleone. 30 novembre: assume il comando della Guardia dei Consoli
1800 18 gennaio: sposa Carolina Bonaparte con rito civile. Il rito religioso sarà celebrato il 4 gennaio 1802
1801 20 gennaio: entra a Firenze e vi colloca il suo quartier generale. Conduce i negoziati con Napoli; in missione a Roma da Pio VII e a Napoli. 20 agosto: nominato comandante in capo delle truppe francesi in Italia si trasferisce a Milano
1804 15 gennaio: governatore di Parigi, comandante della prima divisione militare. 20 maggio: maresciallo dell’Impero
1805 1° febbraio: grande ammiraglio, compra l’Eliseo. Agosto-settembre: missione in Germania; luogotenente dell’imperatore
1806 15 marzo: granduca di Clèves e di Berg
1807 8 febbraio: Eylau
1808 20 febbraio: luogotenente in Spagna. 2 maggio: repressione di moti a Madrid. 15 Luglio: designato re di Napoli e della Sicilia. 6 settembre: entra a Napoli. 17 ottobre: presa di Capri
1809 21 dicembre: parte per Parigi per il consiglio di famiglia sul divorzio dell’imperatore
1810 14 febbraio: ritorna a Napoli. 16 maggio: parte per la Calabria, dove ha raccolto le truppe per lo sbarco in Sicilia. 3 ottobre: rientra a Napoli
1812 aprile: parte per la campagna di Russia
1813 16 gennaio: lascia il comando delle truppe napoleoniche e il 4 febbraio torna a Napoli
1814 11 gennaio: firma l’alleanza con l’Austria. 23 gennaio: parte per Roma; occupa i territori dello Stato pontificio e della Toscana. 26 gennaio: armistizio con l’Inghilterra. 2 maggio: rientra a Napoli
1815 17 marzo: parte per l’Italia centrale. 30 marzo: apre le ostilità contro l’Austria, rompendo l’alleanza. 3 maggio: sconfitto a Tolentino. 20 maggio: parte da Napoli e si imbarca per la Francia. 8 ottobre: sbarca in Calabria a Pizzo. 13 ottobre: viene fucilato

Tratto da “Gioacchino Murat” collana “Protagonisti nella storia di Napoli-Grandi napoletani”, Napoli, Elio De Rosa editore 1994.