Ami e Tattiche

ARMI AUSTRIACHE

Gli Austriaci erano dotati delle loro armi a pietra focaia ormai tradizionali per essere di concezione e linea originali non influenzate da modelli consimili stranieri.
Si trattava di modelli un po vecchiotti, in via di sostituzione, ma che avevano dato buona prova nelle campagne napoleoniche.

I vari Corpi avevano in dotazione:

Fanteria

Fucile modello 1798 (1808), cal. 17,6, lungo cm. 150, pesante Kg. 4,3.
Gli ufficiali dei corpi a piedi avevano la pistola mod. 1809, la sciabola pure mod. 1809 e la spada (Degen) mod. 1811 era usata in particolare dagli ufficiali superiori, mentre la truppa aveva in dotazione la sciabola mod. 1784 con la lama ricurva lunga cm. 53 (Fusiliersabel), tipica per avere limpugnatura senza l’arco di guardia.

Foto di un fucile modello 1798

 

Cacciatori Tirolesi

Erano dotati della famosa carabina mod. 1807 (detta stutzen) a canna rigata cal. 13,9, lunga cm. 105, pesante Kg. 3,550 senza baionetta , una delle armi più belle costruite in Austria, dotata della caratteristica bacchetta con grosso pomo in legno da portarsi al fianco o da lasciare nella canna ad evitare il penetrarvi di sporcizia nei momenti di riposo.
Una lunga sciabola-baionetta completava l’arma ed esimeva queste truppe speciali dal portare la sciabola da fanteria.

Cavalleria

armi di vario tipo, che per la truppa erano:

  1. Cavalleria Leggera: carabina mod. 1798 detta da Ussaro, calibro 17,6, lunghezza totale cm. 85,2, peso Kg. 2,52;

  2. Dragoni: carabina da dragone mod. 1798, calibro 17,6, lunghezza cm. 123,5, peso Kg. 3,25.

Foto di una pistola da cavalleria modello 1798

Per tutti era in uso la pistola da cavalleria mod. 1798 cal. 17,6, lunghezza cm. 47,4, peso Kg. 1,3. La sciabola per gli Ussari era a lama curva (tipica per quest’arma) mod. 1803 lunga cm. 84 e per i Dragoni, con ogni probabilità, il mod. 1803 a lama diritta (Pallasch) con lama di cm. 84,5.
Gli ufficiali usavano le pistole da truppa e sciabole a seconda dei casi alla ussara o a lama diritta, naturalmente di fattura più raffinata.

Artiglieria
sciabola da artiglieria e minatori mod. 1805 con impugnatura in ottone.
Pontieri
sciabola da pantonieri mod. 1764 con lama dal dorso a sega o sciabola da pionere mod. 1807, sempre con lama a sega.

Come arma da fuoco entrambi i corpi avevano in dotazione la vecchia carabina 1772, sostituita proprio nell’anno della battaglia con il fucile modello 1815 per artiglieria e per zappatori.
Gli Ufficiali di entrambi i corpi avevano la spada mod. 1811 e la vecchia pistola mod. 1772, cal. 14,8, lunga cm. 48,5 e pesante kg. 1,9.

LE ARMI NAPOLETANE

Se l’identificazione dei vari tipi di armi bianche e da fuoco in dotazione agli austriaci è stata relativamente facile, altrettanto non si può dire riguardo l’armamento napoletano, non tanto per la tipologia (che si rifaceva quasi tutta ai modelli francesi) quanto per i luoghi e le manifatture di fabbricazione.
A Napoli la Manifattura Reale di Torre Annunziata aveva cominciato a produrre armi di tipo francese solo a partire dal 1810 e la produzione non fu mai sufficiente a coprire il fabbisogno dell’Armata.
Fra il 1810 ed il 1815 vennero infatti incamerate varie armi francesi ed anche poco prima dell’entrata in campagna, nel 1815, Murat riuscì a farsi fornire ben 8.000 fucili e 4.000 sciabole fabbricate a Brescia, acquistandole dalla ditta Barison di Milano col consenso degli austriaci, che ancora non erano suoi nemici.
Si trattava probabilmente di un surplus di un ordinativo di armi del regno Italico non ritirato presso il fabbricante alla caduta del regime napoleonico (vedi Dagli Eserciti preunitari all’esercito Italiano).
Prina del 1810 Murat aveva ottenuto di poter acquistare 10.000 fucili fabbricati nella Manifattura Reale di Torino (v. bibl. Crociani-Brandani); doveva trattarsi di fucili lunghi da fanteria.
In conclusione, poiché le armi fabbricate in diverse manifatture presentano sempre leggere differenze, noi daremo per ogni tipo solo delle indicazioni di base, che comunque saranno sufficienti a fornire un quadro abbastanza esatto dell’armamento individuale dei vari Corpi napoletani presenti a Tolentino nel 1815.

Fanteria

Foto di una sciabola da fanteria

La truppa era dotata del fucile lungo (su modello francese 1777 corretto anno IX) di varie fabbricazioni (detto a Napoli da 38 o 49 pollici, senza misura della canna) lungo dai 147 ai 150 cm. Con canna calibro 17,7 – lunga dai 108 ai 112 cm. Con fornimenti in ferro.
Assieme alla baionetta a ghiera veniva portata la sciabola da fanteria, simile al briquet francese mod. anno IX o anno XIII con fornimento in ottone monoelsa.

Cavalleria leggera
Aveva in dotazione il tipico moschetto da 22 pollici che somigliava molto all’originario moschetto francese aussari mod. 1786, però spesso privo di bacchetta e costruito anche a Napoli in demensioni un po’ ridotte. La sua lunghezza era infatti di cm. 96,5 con canna di cm. 59,5 brunita. Fornimenti in ottone.

Foto di una pistola mod. anno XIII

La pistola da cavalleria altro non era se non la pistola francese mod. anno XIII senza bacchetta e con fornimenti in ottone.
Queste armi risultano quasi tutte costruite a Napoli, con canna da 22 pollici (cm. 20) cal. 17,1 e lunghezza totale di cm. 35,5. Gli armamenti di lancia (mod. 1813) avevano in dotazione solo le pistole e sciabole.
Le sciabole erano di due modelli fondamentali: quelle monoelsa alla ussara tutte montate in ferro e quelle da cavalleria leggera con firnimento in ottone a più rami. Tutte avevano la lama curva ed anche i modelli da ufficiale erano simili, ma più curati, specie nelle lame.

Foto di un moschetto fancese da ussari modello 1786

Cavalleria pesante
Della Divisione Cavalleria della Guardia facevano parte 200 corrazzieri armati con una coppia di pistole da cavalleria del tipo già descritto e con uno spadone a lama diritta con fornimento a 4 else, in ottone e fodero in cuoio nero con fornimenti in ottone e bottone del puntale in ferro. E il modello francese anno XIII per dragoni, lunghezza totale cm. 112, della lama cm. 97,5.
Armi simili, con leggere varianti al fornimento, erano usate anche dalla Gendarmeria a cavallo.
Gendarmeria
Sia i Gendarmi a piedi che quelli a cavallo usavano un moschettone con canna da 22 pollici (cm. 75,8) lungo in totale cm. 114,5 usato anche dagli Zappatori.
La pistola da gendarmeria, con canna da 4 pollici e 9 linee (cm. 128), era simile a quella francese mod. anno IX lunga in totale cm. 25 e montata tutta in ferro.

Moschetto francese da 22 pollici

Infine bisogna ricordare, fra i tantissimi tipi, le belle sciabole da ufficiale con fornimento detto a guardia di battaglia e le splendide scimitarre all’orientale usate dagli ufficiali superiori, dai generali e dallo stessso Re.

Alfredo Bartocci

USO E CAPACITA’ DELLE ARMI UTILIZZATE

Tutte le armi da fuoco portatili utilizzate nella Battaglia di Tolentino del 2 e 3 maggio 1815 erano dotate di acciarino a pietra focaia ed erano ad avancarica.
Il munizionamento era costituito da cartucce, cartocci cilindrici di carta robusta contenenti la dose di polvere nera e palla sferica di piombo.

Per caricare il soldato:

  • armava il cane a mezza monta
  • strappava coi denti l’estremità della cartuccia
  • versava un po’ di polvere nel bacinetto dell’acciarino che poi richiudeva abbassandovi sopra la martellina
  • poggiato a terra il calcio del fucile versava il resto della polvere nella canna
  • introduceva la palla, ancora avvolta nella carta
  • spingeva il tutto in fondo alla canna con la bacchetta in dotazione all’arma
  • armato completamente il cane, imbracciava, puntava e premeva il grilletto

 

Il cane, che teneva serrata nelle mascelle una pietra focaia, scattava in avanti colpendo la martellina che, ruotando sul suo perno, scopriva il bacinetto pieno di polvere, lo sfregamento della pietra sullacciaio della martellina ne traeva un fiotto di scintille che cadendo nel bacinetto ne incendiavano la polvere; la vampata del bacinetto accendeva la carica nella canna attraverso un piccolo foro detto focone.
La precisione di queste armi era molto relativa, al punto che già da un centinaio di metri era piuttosto problematico colpire un uomo isolato, la loro grande efficacia derivava dalla cadenza delle salve tirate da intieri reparti, schierati spalla a spalla.
L’alta cadenza di tiro era ottenuta con continui esercizi che portavano i soldati a ripetere tutta la complessa manovra di caricamento in modo automatico, permettendo loro di tirare fino a quattro colpi al minuto.

LE TATTICHE

Fanteria

Il corpo di fanteria degli eserciti in campo durante il periodo napoleonico era suddiviso in due tipi fondamentali:

Foto di fanti in linea

  • Fanteria di linea: poteva assumere tre formazioni, a secondo dello scopo per cui in quel momento specifico doveva essere utilizzata:

    • in linea (per il fuoco);

    • in colonna (per l’attacco);

    • in quadrato (per la difesa della Cavalleria);

  • Fanteria leggera: poteva essere impiegata in formazioni come quelle della linea ma poteva anche essere impiegata in ordine sparso come schermo, estremamente mobile, a copertura delle complicate operazioni di schieramento, allineamento ed avvicinamento delle proprie truppe di linea o per disturbare le analoghe operazioni del nemico. A tale scopo venivano assegnati alla fanteria leggera gli uomini di corporatura più piccola ed agile che venivano anche addestrati al tiro mirato, cosa che non si insegnava ai fanti di linea. Una funzione a parte avevano i reparti di cacciatori, largamente presenti negli eserciti Russo ed Austriaco e praticamente assenti in quello Francese, costituiti da tiratori scelti, dotati di armi rigate di grande portata e precisione; venivano impegnati in ordine sparso, a coppie od a quadriglie ben distanziate tra loro per non offrire bersaglio alle armi lisce od all’artiglieria, e potersi eventualmente difendere, ponendosi schiena a schiena, con la baionetta da attacchi di cavalleggeri.

Artiglieria

L’artiglieria da campagna (adatta ad essere trasportata durante le campagne militari) si suddivideva in artiglieria a piedi o a cavallo.

Artiglieri schierati

Nell’artiglieria da campagna a piedi tutti gli addetti ai pezzi, denominati serventi, marciavano accanto ai cannoni.

Nell’artiglieria da campagna a cavallo i pezzi d’artiglieria erano tutti montati sui cavalli del traino o sui cassoni e gli affusti. Tali batterie avevano sicuramente una maggiore mobilità e potevano così essere utilizzate, durante una stessa battaglia, in più posti ed era molto più difficile che il nemico le conquistasse. I pezzi utilizzati erano cannoni da 12, 8 e 6 libbre (corrispondenti al peso delle biglie in ferro che potevano sparare) ed obici, generalmente classificati secondo il calibro.

Il munizionamento dei cannoni poteva essere di due tipi:

  • palle sferiche in ferro

  • scatole a mitraglia

Con le palle in ferro si poteva eseguire il tiro diretto sul bersaglio da colpire o il tiro “a rimbalzo”, possibile su terreni duri, che permetteva di aumentare la gittata sfruttando i successivi rimbalzi del proiettile solido che, tra l’altro, ad ogni impatto con il terreno proiettava attorno sassi e frammenti che potevano ferire i nemici circostanti.

Le scatole a mitraglia erano speciali contenitori pieni di palle da moschetto che trasformavano il pezzo in un gigantesco fucile a pallettoni la cui rosata aveva effetti devastatori contro le truppe schierate in ordine chiuso e contro le cariche di cavalleria. Gli obici, oltre al munizionamento sopra specificato, potevano lanciare, con tiro parabolico, le granate (grosse sfere di ferro cave e piene di polvere che venivano fatte esplodere in aria o all’impatto grazie ad una corta miccia, utilizzata con funzioni di una rudimentale spoletta). Un cannone francese da 8 libbre, a titolo di esempio, poteva sparare una palla ad un massimo di mt. 1.500, a tiro teso mt. 800; la gittata a mitraglia si riduceva a mt. 450 ed occorrevano per ogni cannone circa 13 serventi. Il tiro a rimbalzo poteva aumentare la gittata del 50/70%.

Cavalleria

Il corpo di cavalleria degli eserciti in campo durante il periodo napoleonico era suddiviso in due tipi fondamentali:

Foto della cavalleria all'attacco

  • Cavalleria leggera: serviva all’esplorazione, alle scorrerie ed all’inseguimento del nemico. Composta da uomini di corpuratura esile e leggera doveva essere veloce e pronta ad intervenire nei luoghi della battaglia in cui necessitava un intervento immediato al fine di proteggere i fanti e capovolgere eventuali fasi negative degli scontri.

  • Cavalleria pesante (o di linea): veniva usata come massa d’urto in battaglia con possenti cariche all’arma bianca, e guai al reparto appiedato che non avesse fatto in tempo a disporsi in quadrato prima del terribile urto.