Mostra Costumi Musone

MOSTRA

COSTUMI DEL DIPARTIMENTO DEL MUSONE

 Palazzo Parisani Bezzi TOLENTINO

dal 3 maggio al 30 ottobre 2013

 

Nel 1998 l’Amministrazione Comunale di Sarnano, in collaborazione con la Comunità Montana dei Monti Azzurri e la Provincia di Macerata, ha realizzato ed esposto in Mostra otto costumi civili del periodo napoleonico. Nel 1999 l’Associazione TOLENTINO 815 ha ripreso tale iniziativa ed elaborato un Progetto per completare il rifacimento di tutti i Costumi de Dipartimento del Musone, che corrispondeva circa all‘odierna provincia di Macerata. Essi si riconducono al censimento generale commissionato da Napoleone nel 1811 per conoscere usi, costumi e tradizioni del suo Impero, ed in particolare del Regno Italico, di cui le Marche facevano parte insieme alla Lombardia, Veneto, Trentino, Friuli e Emilia Romagna.

Tutti gli originali dei 190 dipinti ad acquerello ritrovati (185 figurini + 5 oggetti), grandi poco più di una cartolina, sono conservati presso la Civica Raccolta Bertarelli di Milano. Di essi ben 141 (136 figurini + 5 oggetti) si riferiscono ai tre Dipartimenti in cui erano suddivise le Marche. Si è portato dunque a compimento il progetto triennale, con l’esposizione di tutti i ventidue COSTUMI del DIPARTIMENTO del MUSONE, confezionati con grande cura e competenza dall’Istituto Professionale Statale Sezione Moda di Tolentino e da Massimo Eleonori di Tolentino. Sono inoltre presentati 107 Figurini del Dipartimento del Metauro e 7 del Tronto.

La Mostra sarà corredata da un Catalogo di imminente pubblicazione, di cui questo pieghevole è un’anticipazione, frutto del lavoro di ricerca e coordinamento editoriale dello studioso e storico di Tolentino professor Enzo Calcaterra, in cui vengono illustrati tutti i figurini del Regno Italico. Il progetto è attuato in collaborazione con il Comune di Tolentino, il Comune di Sarnano, la Comunità Montana dei Monti Azzurri e l’Amministrazione Provinciale di Macerata. Abbiamo scelto questo argomento in coerenza con le finalità della nostra Associazione che si propone di valorizzare il patrimonio storico, documentario e paesaggistico del territorio che costituì lo scenario della Battaglia di Tolentino del 2 e 3 maggio 1815; in ambito non solo provinciale, visto che alcuni comuni prima appartenenti al Dipartimento del Musone ora non fanno più parte della provincia di Macerata (Loreto, Osimo, Filottrano, Castelfidardo, Fabriano, Serra San Quirico, Fossato, Sassoferrato, Serra dei Conti, Arcevia, Barbara, Sigillo). L’esposizione del materiale nei centri che storicamente ne costituirono il contesto vuole dunque proporsi quale contributo alla visibilità e identificazione delle differenze tra l’antica e l’attuale suddivisione, mediante un contatto più ampio e mediato tra realtà che in anni lontani, ora riportati alla luce, sperimentarono una fase storica comune e significativa per l’evoluzione del nostro Paese.

L’Associazione storico-culturale Tolentino 815 cura attività di vario genere, convegni, ricerche, pubblicazioni; promuove viaggi di studio, incontri e scambi con enti e associazioni privati e pubblici, italiani e stranieri. Organizza la Rievocazione Storica con cadenza annuale, la prima domenica di maggio; una iniziativa unica, di grande valenza nazionale ed europea, che si può definire un primo esempio di “archeologia sperimentale”. Si è posta l’obiettivo di recupero e fruizione del patrimonio storico-artistico legato agli avvenimenti con l’elaborazione del progetto “PARCO STORICO di TOLENTINO e CASTELFIDARDO”.

Figurino 12

Capo di casa Tolentinate, Sanseverinate, Urbisagliese, di Belforte, Frontale.

  1. Capoccia di Campagna larga di Macerata (il “vergaro” che coltivava il terreno del contado).
  2. Capoccia o castalda maceratese (la “vergara”).
  3. Cortinaro maceratese (il coltivatore di un piccolo appezzamento, orto e vigna, vicino la città).
  4. Cortinara maceratese (la moglie del cortinaro).
  5. Pescatore.
  6. Pescatrice.
  7. Capo della villa cingolano (abitante principale per possidenza e per censo, nelle frazioni).
  8. Cingolana.
  9. Vergano lauretano ed osimate.
  10. Giovane contadino del II Distretto lauretano, filottranese, osimano, recanatese, di Morrovalle, Monte Santo, Montelupone, Montecosaro con piccole varietà.
  11. Giovane sposa del II Distretto.
  12. Capo di casa Tolentinate, Sanseverinate, Urbisagliese, di Belforte, Frontale.
  13. Giovane del III Distretto (Tolentino).
  14. Giovane sposa del III Distretto (Tolentino).
  15. Capo di famiglia fabrianese.
  16. Giovane fabrianese, sentinate, di Rocca Contrada, di Serra San Quirico, di Fossato.
  17. Sposa del Contado fabrianese.
  18. Massaro camerinese e degli altri Comuni (possidente, capo bottega, esercente arte non vile e meccanica).
  19. Giovane camerinese.
  20. Sposa camerinese.
  21. Vergaro matelicano.
  22. Sposa matelicana.

INDAGINE del 1811 su “FOGGE DI VESTIRE, COSTUMANZE E CASE RURALI”

Tra il 1805 e il 1811 furono promosse, su ordine di Napoleone, alcune inchieste ufficiali nel Regno Italico, il cui scopo sarebbe stato quello di documentare il primo panorama socioculturale delle popolazioni gradualmente acquisite all’impero francese. Il Regno comprendeva all’incirca il territorio centrosettentrionale della Penisola, esteso dall’arco alpino fino alle Marche, su una superficie di 84.000 kmq popolata da circa 6.700.000 abitanti. Milano rappresentava il centro politico ed economico di questo Stato-satellite della Francia. Il Regno era stato suddiviso in 24 Dipartimenti, ciascuno con un suo capoluogo e un numero variabile di distretti e cantoni. La distribuzione amministrativa, sociale ed economica era indubbiamente sbilanciata a favore della città rispetto alla campagna, dei ceti urbani (commercio, imprenditoria, burocrazia, terziario) rispetto a quelli rurali, delle aree più favorite dai collegamenti viari e dalla posizione geografica rispetto a quelli più decentrati. In maggioranza, i ceti subalterni, soprattutto nelle campagne, restarono sottoposti a svantaggi di ordine economico, sociale e culturale. Emarginati da ogni decisionalità e potere, erano i più frequentemente soggetti a pressione fiscale, leva forzata, calamità naturali, epidemie. Diffidenza e ostilità furono i sentimenti predominanti in queste masse per l’intera durata del dominio napoleonico. Le attuali Marche contavano tre Dipartimenti. Con l’annessione formale al Regno Italico sancita dal decreto di Saint Cloud, nel 1808 entrava anche qui in vigore l’ordinamento napoleonico, che sarebbe stato mantenuto fino al 1814. Vennero istituiti: il Dipartimento del Metauro, con capoluogo Ancona, diviso in sei distretti; quello del Musone, con capoluogo Macerata, comprendente cinque distretti; infine, quello del Tronto, avente per capoluogo Fermo, con tre distretti sul territorio ascolano.

L’inchiesta del 1811 venne estesa simultaneamente e con precisi criteri metodologici a quasi tutti i ventiquattro Dipartimenti del Regno. Il suo interesse si evidenzia per il fatto che, mentre le precedenti indagini avevano finalità prevalentemente sociologiche o statistiche, in questo caso ci si proponeva di approfondire i caratteri demologici del territorio. Affidata alla direzione generale della Pubblica Istruzione, l’iniziativa aveva infatti l’intento di delineare in tutti i suoi aspetti la vita tradizionale delle classi rurali, avvalendosi di una documentazione articolata in più fonti: informazioni, relazioni, disegni. Una serie di circolari-inchieste formulò precise indicazioni per l’acquisizione delle informazioni. Si richiedevano dati sulle “fogge di vestire”, su “costumanze, pregiudizi, pratiche agrarie e dialetti”; infine, una parte dell’indagine fu destinata alla tipologia della casa rurale. Dalle Marche furono inviati con le relazioni 112 disegni ad acquerello dal Dipartimento del Metauro, 22 da quello del Musone, 7 da quello del Tronto. Andarono invece smarriti i disegni relativi alle piante delle case di campagna dei tre Dipartimenti e le relazioni dettagliate sulle “costumanze” dei Dipartimenti del Metauro e del Tronto. L’unica relazione sulle “costumanze”, riferita al Dipartimento maceratese del Musone, fu redatta dal professor Antonio Lenzi; i figurini furono opera del suo collega Filippo Spada. Entrambi insegnavano al liceo napoleonico di Macerata.

Il materiale fu acquistato dal Comune di Milano per la “Raccolta di Stampe” intitolata ad Achille Bertarelli, entrando a far parte di una delle sezioni più interessanti, quella dedicata alla rappresentazione di costumi popolari e mestieri ambulanti dal secolo XVI al XX. Proprio in questo settore spicca infatti la serie di tavole a colori, tempere e acquerelli (non mancano però matite e disegni a penna) dedicati alle popolazioni rurali dei Dipartimenti del Regno Italico. Grazie ad essa lo studio del folklore e della cultura delle classi subalterne ha potuto disporre di un supporto inestimabile. Achille Bertarelli (Milano 1863-1938) dedicò praticamente la sua vita a raccogliere con passione, competenza, meticolosità una mole sterminata di stampe di ogni genere, oggetti, libri. La serie dedicata ai Dipartimenti del Regno Italico può essere dunque considerata a buon diritto una “collezione nella collezione”. Numerosi esperti ne hanno rimarcato a più riprese il valore, l’efficacia di documento, in grado di coinvolgere anche l’osservatore non specialista per il fascino, la forza evocativa, la precisione descrittiva.

 

 

Comments are closed.