ICONOGRAFIA DELLA BATTAGLIA
Nel riportare le illustrazioni della battaglia, tratte da quadri o da incisioni dell’epoca, si ritiene opportuno dare precisazioni e indicare la documentazione al riguardo. Quando nel marzo 1848 i giovani tolentinati, accesi da entusiasmo per la guerra dichiarata contro l’Austria, gettarono dalla finestra del palazzo comunale il grande quadro della battaglia del 1815, dandolo alle fiamme sulla piazza, erano mossi da animosità patriottica contro l’Austria, e sentivano che i loro ideali di libertà e di indipendenza si riallacciavano a quelli proclamati da Gioacchino Murat nel proclama di Rimini; d’altra parte le parole di Pio IX, «Gran Dio benedite l’Italia», echeggiavano nelle loro menti. Il quadro distrutto, delle stesse dimensioni di quello della pace del 1797 tuttora esistente nella sala del Consiglio, era una grande copia della litografia eseguita da J. A. Klei e incisa nel 1819 da H. Hansfield e dedicata «à Son Excellence le Lieutenant General Baron Bianchi, Duc de Casalanza». Tale incisione si rifaceva al disegno dello svolgimento finale degli scontri eseguito dal capitano del genio Weingarten. Questi aveva partecipato ai combattimenti ed era tornato per ordine della Corte d’Austria a Tolentino il 6 giugno dello stesso anno ed aveva eseguito una mappa del terreno con le segnalazioni convenzionali dei movimenti delle truppe e tracciato un disegno panoramico con apposite didascalie delle località interessate e della posizione degli opposti eserciti. Nell’incisione del Weingarten, a sinistra di chi guarda, si scorge l’esercito di Re Gioacchino in movimento; a destra quello del generale Bianchi. I quadrati napoletani scendono dalla collina di Cantagallo per risalire, superando un fosso, l’opposta altura di Salcito, dove allora passava la strada per Monte Milone (Pollenza). Re Gioacchino ordina i movimenti da una posizione intermedia di Cantagallo, tra la casa alla sommità e il primo quadrato. Nello scontro le truppe austriache infrangono le linee napoletane. Il Weingarten aveva rilevato il disegno da Salcito, presso il casolare già adibito a comando austriaco, come si può notare dall’ortogonale che prolunga la retta che unisce il Castello della Rancia al Casone. In una lettera del 23 giugno 1815 leggiamo: «Il Sig. Cap. Weingarten, capitano del genio addetto al Corpo del gen. Staab, dopo essersi trattenuto fra noi per lo spazio di quindici giorni, è ieri l’altro partito alla volta del Quartiere Generale dell’Armata di Napoli… Questo intelligente militare ha adempiuto la sua missione con celerità ed esattezza. La tavola delle posizioni di un sì brillante combattimento, inoltrata a Vienna per cura del Sig. Comandante in capo, sarà colà quanto prima pubblicata colle stampe». Questo primitivo disegno venne immediatamente inciso e una copia si conserva attualmente nel Museo della basilica di S. Nicola, quale risulta dalla illustrazione.
La seconda illustrazione è relativa alla litografia di Klein e Mansfeld, stampata nel 1819, una copia della quale, unitamente alla mappa della battaglia, fu inviata in dono dal generale Bianchi al conte Giuseppe Bezzi, ringraziamento per la signorile ospitalità che gli aveva offerto nel suo palazzo, nello stesso appartamento che nel 1797 aveva accolto Napoleone Bonaparte .
Il Comune che voleva conservare una memoria visiva dell’avvenimento, dopo aver perduto il grande quadro ad olio, nel 1884 incaricò il pittore V. Milizia di riprodurre a tempera la litografia.
Il quadro relativo alla terza illustrazione è un acquarello di piccole dimensioni (cm. 13,5×21), conservato nel Museo del 1º Risorgimento di Bologna. In esso si evidenzia la bandiera tricolore con la scritta «Indipendenza Italiana» difesa da un gruppo di soldati murattiani durante un movimentato scontro con la cavalleria austriaca. In alto a destra si vedono le seguenti lettere con l’indicazione dell’anno di esecuzione: «A.R.i.f. 1834»: forse sono le iniziali del nome e cognome del committente.
Il quadro figura nel Catalogo illustrativo dell’Esposizione Regionale dell’Emilia, compilato da R. Belluzzi e pubblicato nel 1901. In una lettera del 6 aprile 1896 l’Ispettore Comunale R. De Marzi così scriveva al Conte Aristide Gentiloni: «Il Comune di Bologna dietro mia proposta ha fatto acquisto di un quadretto interessante: è un acquarello non privo di merito artistico rappresentante una battaglia di Murat, quella di Tolentino…Ho creduto potesse interessarla l’esistenza di questo bel quadretto che fu comprato parecchi anni fa in Livorno». Il riferimento a Livorno ci riporta alla città da cui proveniva Gian Battista Conti, il podestà municipale di Tolentino che il 12 aprile 1815 emanò un Avviso per l’adesione al proclama emanato da Gioacchino Murat.
L’incisione successiva del Campis è tratta dal volume: F. Schirmer, Feldzug der Osterreicher genen Konig J Murat, Braunschweig 1844». Con evidente scopo denigratorio contro le truppe del Murat, rappresenta lo scontro del secondo giorno della battaglia. Nel Diario del Rascioni leggiamo: «Il Re Gioacchino Murat è alla testa della sua armata e ne comanda i movimenti…il fuoco è terribile. Tolentino è in grande spavento; si puntano già i cannoni a Porta Marina…» Il valore dei soldati italiani trova conferma in una relazione che il Gen. Bianchi inviò al conte Appony .
La litografia pubblicata nell’edizione illustrata «Storia del Reame di Napoli» del Colletta, edita a Milano
nel 1861, è ricavata da un disegno di A. Focosi, inciso da L. Gandini. Si riferisce evidentemente allo scontro del 3 maggio, come viene descritto dal Colletta, che aveva partecipato alla battaglia.
La figura di Re Gioacchino ha affascinato la gioventù di quel tempo, indipendentemente dall’esito infelice della battaglia. Al suo proclama di Rimini, che accese d’entusiasmo il cuore del Manzoni, fino al 1848 fecero riferimento molti italiani, ancora non insidiati dalla successiva propaganda anticlericale; non a caso il Cardinale Consalvi ebbe a dire di Gioacchino Murat: «Era dotato di un carattere molto mite, era leale, sincero ed aveva un cuore eccellente»
L’ultima rappresentazione della battaglia in ordine di tempo risale al 2004, ad opera di Mario Ferrari che si definisce “il pittore delle battaglie”. Dipinta ad olio durante la Rievocazione storica, che l’Associazione Tolentino 815 organizza ogni anno dal 1996, presenta uno scontro ravvicinato tra le fanterie dei due eserciti sullo sfondo del Castello della Rancia. Il quadro, dalle dimensioni di cm.40 x 28, è stato donato dall’autore all’Associazione Tolentino 815.